Rolando
Bellini ..... Sosteneva George Bataille che “Gli
uomini agiscono per essere” e di seguito veniva precisando che “non soltanto
le situazioni hanno un’intensità variabile ma i differenti esseri sono inegualmente”.
Ciò sembra esser condiviso pienamente da Roberto Villa, pittore dell’essere.
Anche laddove egli nega l’apparente disuguaglianza già denunciata dallo scrittore
francese. Me lo dichiarano precisamente i testi pittorici di Villa: i suoi cani
che ti fissano con umana intensità, non sembrano “essere” più delle macchie
mediterranee e degli alberi vivi, autentici nella loro morfologia botanicamente
maniacalmente corretta, meglio ancora: scientifica, quanto meno nella percezione
ottica che scaturisce dall’intreccio pittorico. Si tratta pur sempre di presenze,
di esseri gonfi di luce e di vita, così come gli animali, anch’essi redatti
secondo anatomia. Animali o piante che fremono di vita, inondati da luce-spazio.
Cani esemplari eppur caricati di significati segreti, d’una psicologia canina
che rasenta quella umana e ci ricorda che anche loro sognano, amano, in una
parola fantasticano. Alberi magnifici che addirittura si piegano ondosi al vento,
emanando, come nei sogni , un frastuono silente. Rocce o dirupi, corsi d’acqua,
fugaci presenze umane che ti parrebbe di percepire nascoste dietro le piante,
negli anfratti del terreno, tutto è egualmente percorso da una vitalità esclamativa,
che scaturisce dal segno-macchia, dal colore-linea, in breve: dal corpo stesso
della pittura. In queste pitture di Roberto Villa non vi è mai gerarchia tra
un essere e un altro e nel contempo c’è distinzione: vi si afferma, impercettibilmente,
che gli esseri sono inegualmente. Non c’è posto, tuttavia, per alcuna vuota
gerarchia nella sua pittura dato che tutto è vita e l’essere che, a conti fatti,
vi si afferma non è l’immagine e difatti ribadisce tautologicamente se stesso:
non è null’altro che quella pittura………